Associazione

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Mezzo secolo e oltre di storia – Nel “Carmine o della pittura” si legge un prezioso appunto: “Della cultura non si dà ricetta: ma poiché la cultura non è l’erudizione, cultura diviene solo quella che, entrando a far parte della conoscenza, accresce la coscienza”.

E Michele Crespi, storico Regiù della Famiglia Bustocca,  racconta la sua personale visione di cultura, la storia del prestigioso cenacolo bustocco e l’attività svolta nella sua città in più di cinquant’anni: “Negli anni successivi al ’45 a Busto Arsizio, come anche a Legnano e Gallarate, si verifica il boom economico vero e proprio; gli stabilimenti industriali e le aziende di quegli anni erano autentiche fortezze e la città e la sua gente si sono dovute adeguare a cambiamenti rapidissimi e radicali. In quegli anni si formano anche le radici della Famiglia Bustocca legate al bollettino parrocchiale Bustocchità che ha raccontato cultura e tradizioni della città”. La Famiglia Bustocca, che negli anni ha visto succedersi diversi Regiù tra i quali, Luigi Belotti, Bruno Grampa, Narciso Ceriotti, Aldo Speranza, Michele Crespi, vede la luce il 13 marzo del 1951 e come patrona dell’Associazione sceglie la Beata Giuliana da Busto.

Gioco di squadra – “Attualmente la Famiglia Bustocca è un’associazione in piena crescita, che ogni anno registra nuovi iscritti, ma bisogna ricordare che ha avuto, nei decenni passati, i suoi momenti di crisi e in alcuni anni anche l’Almanacco ha vissuto le sue difficoltà. Negli anni ho sempre insistito, e ritengo sia fondamentale anche per il futuro, che ogni anno uscisse un numero, garantendo, in questo modo, regolarità e continuità alla pubblicazione che è richiesta anche dalle Biblioteche di Milano, Firenze e Roma. Le caratteristiche più significative dell’Almanacco sono l’attenzione alla contestualizzazione di ogni argomento o evento storico locale e la cura anche nell’impaginato. La Famiglia Bustocca è sempre stata inserita profondamente nel tessuto cittadino e ha saputo dialogare con la sua gente e con altre realtà culturali. La Famiglia Bustocca è sempre stata inserita profondamente nel tessuto cittadino e ha saputo dialogare con la sua gente e con altre realtà culturali.

La Famiglia e la sua città – Conviene ricordare che la Famiglia di Busto si è occupata anche di alcuni importanti restauri in città come quelli della Chiesetta della Madonna in Veroncora, della statua lignea policroma di Sant’Antonio dei Frati Minori, delle cinquecentine della rinnovata Biblioteca Capitolare di San Giovanni, ha organizzato mostre e concorsi di pittura e scultura tra gli artisti locali e serate di poesia dialettale aperte a tutta la città. Altro merito da non dimenticare è quello di aver proposto alcuni nominativi di personaggi e istituzioni che sono stati poi riconosciuti dall’Amministrazione Comunale ‘Benemeriti‘ e di aver raccolto volumi e pubblicazioni riguardanti la storia, il dialetto, i costumi e le tradizioni di Busto, ad opera di autori e ricercatori non solo locali. Buona parte di questa raccolta è stata recentemente affidata all’Associazione di storia patria Bruno Grampa.

Pensare al futuro – Così prosegue Crespi con un filo di commozione: “Tra i tanti ricordi che porto nel cuore, voglio raccontare come, insieme ad altri amici, ho ottenuto che l’attuale Liceo Artistico di Busto portasse il nome del suo fondatore, Paolo Candiani, Presidente dell’Accademia di Brera a partire dal 1950 e attivo anche al Poldi Pezzoli, all’Opera Pia Lombardi e Croci, all’Ente Isola Comacina. Ricordo con piacere una importante mostra del 2001 dedicata a Enrico Richino Castiglioni (Busto Arsizio, 1914 – 2000) grande architetto, pittore e scultore, che dal 1971 al 1977 fu presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Varese. Per condurre in porto delle iniziative culturali, a Busto così come in altre città della nostra regione, credo che occorra saper scorgere le novità, incoraggiarle e avere il coraggio di spiccare il volo. Ho sempre condiviso tutto questo con tanti amici e con mia moglie e ora ritengo che sia importante trasmetterlo ai giovani che sapranno continuare in modo nuovo ed appassionato questa opera di ricerca e di trasmissione storica. Ho quasi novant’anni ma le confido che m’è andata bene”.